Atto unico di Sergio Buffa

Quattro uomini si confidano in un bar, in un luogo non luogo che rappresenta il loro modo di pensare, l’essere maschio figlio di una mentalità, di una educazione tramandata da tempi passati, che ora per fortuna si incrina, si infrange e mostra la base di incapacità emotiva e paure non dette. Scrive l’autore “Ho scritto alcuni anni fa la sceneggiatura teatrale che ha per protagonisti quattro uomini maltrattanti (con forme diverse e diversa intensità). È il mio tentativo concreto per cercare di creare consapevolezza sui modelli maschili (sedimentati e alimentati nei secoli), sui nostri lati oscuri.” Aggiunge “È nata raccogliendo testimonianze ed esperienze de L’Orecchio di Venere (un centro di accoglienza e supporto a vittime di violenza, emanazione della Croce Rossa Italiana Comitato di Asti). È il frutto di letture e studio di articoli di giornale sui numerosissimi casi di femminicidio, e la lettura di libri come “Le ferite degli uomini” di Vera Slepoj, “Nel ventre dell’eroe” di Sam Keen, “Il piacere è sacro” di Riane Eisler. E poi il caso di Andreea Cristina Zamfir, la ragazza “crocefissa”, uccisa il 05/05/2014. Dopo la sua morte ho deciso di “fare qualcosa”, ed ho iniziato a scrivere…” Specchiandosi negli attori che mettono in scena quello che non oseremmo mai ammettere, lo spettatore ha la possibilità di immedesimarsi in quegli uomini, far crescere il rispetto, prima di tutto, e comprendere la fragilitá dei rapporti fra donne e uomini. Uno spettacolo teatrale che parte dal punto di vista di un maschilismo tossico, testosteronico, rigido. Ma è sufficiente grattare appena sotto la superficie perché compaiano le crepe che permettono alla fine dello spettacolo di aprire un dibattito con il pubblico. Un incontro tra spettatori e generi che permette una crescita per tutti, trasformando così un atto di accusa in una riflessione e quindi consapevolezza e strumento di aiuto nella campagna antiviolenza sulle donne.