contrastare il degrado istituzionale e costruire partecipazione e comunità sul territorio
Un contributo di Francesco Minsenti
Il 23 marzo 2023 al Parco Aurelio Peccei del quartiere Barriera di Milano si è tenuta una festa che ha visto partecipare associazioni, cittadini, bambini, ragazzi e adulti, tutti presenti e uniti per sollecitare le istituzioni a occuparsi della situazione della tettoia, chiusa da oltre un anno e mezzo a causa della caduta di calcinacci.
L’ex area industriale, conosciuta dai giovani del quartiere come Parco Spina, è stata riconvertita circa 8 anni fa in un parco pubblico ricco di attrazioni e possibilità. La cattedrale Porcheddu, ovvero la tettoia in questione, che si trova in un angolo del Parco tra i Docks Dora e la Lidl di via Cigna, è stata riconvertita nel maggio 2015 in luogo di socialità e protezione, pur mantenendo la sua identità storica e architettonica, che la rende struttura simbolo e memoria sociale del territorio.
Spazi pubblici da abitare e narrazioni da ri-costruire
L’evento promosso dall’educativa di strada del Gruppo Abele, che opera al parco Peccei tutti i giovedì pomeriggio da ormai 3 anni come presidio socio-educativo e punto di riferimento del territorio, aspirava, insieme ad altre iniziative, a co-costruire una narrazione altra del quartiere e del luogo, nel tentativo di opporsi a quella stigmatizzante e strumentale di cui si servono troppo spesso giornali e istituzioni. Tale narrazione vede prevalere una visione criminalizzante delle presone e comunità che vivono il quartiere, additando luoghi, culture e classi sociali cause prime e unici responsabili del degrado e della criminalità del territorio. Contro tale visione, e promuovendo la costruzione di una cultura e narrazione comunitaria positiva e ricca, la festa del 23 marzo ha visto coinvolti un centinaio di persone, tra bimbi, giovani e adulti, che si sono incontrate e unite per riappropriarsi di uno spazio abbandonato dalle istituzioni e in fase di degrado. L’evento è stato pensato per coscientizzare persone e giovani che abitano il territorio rispetto alla necessità di vivere e prendersi cura di quei rari spazi di aggregazione pubblici presenti sul territorio, nonché costruire una maggiore unità e partecipazione di quei tanti cittadini, associazioni, famiglie e giovani che attraversano tali luoghi, al fine di ridare profondità e valore a questi ambienti informali di tutti determinanti per i percorsi di crescita e di partecipazione civica delle comunità urbane. L’iniziativa ha perciò accompagnato i momenti ludici e “leggeri”, tra giochi, circo e spettacoli, al tempo della riflessione e della domanda, ponendo i riflettori sulla situazione della tettoia e costruendo in questo senso un messaggio collettivo di richiesta e denuncia, nel tentativo di smuovere l’amministrazione comunale rispetto alla necessaria e ormai urgente manutenzione della struttura-simbolo dei Peccei. L’ex cattedrale industriale Porcheddu è chiusa e transennata da ormai un anno e mezzo (ottobre 2021) e il desiderio di giovani e associazioni è che si possa al più presto tornare a incontrarsi, a fare attività ed eventi sociali e culturali, come per esempio cineforum, spettacoli e concerti: ciò che prima dell’ottobre 2021 proprio sotto quella struttura accadeva in maniera quotidiana. Negli scorsi mesi gli operatori del Gruppo Abele hanno tentato in più occasioni di segnalare la situazione agli amministratori comunali competenti, che hanno sempre rinviato la questione sminuendo o giustificando il mancato intervento. Le uniche risposte e azioni del Comune in questi mesi sono state rattoppare e ripristinare la transenna che veniva regolarmente abbattuta o elusa da giovani e persone che hanno continuato ad attraversare lo spazio, impazienti, a ragione, della procrastinazione e dell’indifferenza istituzionale.
Il Parco come luogo politico
Come è possibile non riuscire a cogliere l’essenzialità di questi spazi e gli effetti che di fatto si producono nelle vite e visioni dei giovani del quartiere? D’altronde proprio loro vedono da un momento all’altro, e in maniera strutturale e quotidiana, privarsi di ambienti e strutture fondamentali per aggregarsi e giocare, sostituti con edifici, strade, supermercati o, nel nostro caso, recinzioni che impediscono il passaggio, accompagnate da cantieri mai avviati. Proprio questi spazi informali, pubblici e verdi, sempre più rari o mal curati da cittadini e istituzioni, si pongono oggi come una delle poche, se non uniche, alternative alle nuove forme di socialità e aggregazione che si fondano sui valori e luoghi simboli del consumismo: i centri commerciali, al contrario, questi ultimi, sempre più presenti nei territori urbani. Si tratta in altre parole di un fenomeno di cui nessuno si interessa e si occupa e che viene troppo spesso normalizzato: il degrado e l’indifferenza urbana delle istituzioni, nonché la chiusura di occasioni di incontro e lo sbarramento di tempi relazionali altri, a favore delle strutture e dei modelli consumistici e individualistici dominanti. La manutenzione degli spazi pubblici notiamo troppo spesso che viene a mancare e l’inagibilità di luoghi e strutture, come la bruttezza che si genera con la cantierizzazione e chiusura di spazi favorisce l’incuria di cittadini e giovani, riducendosi la fiducia nelle istituzioni e la volontà di interagire col diverso e di partecipare attivamente alla vita sociale, politica e culturale del territorio. Al Parco studenti e operatori hanno portato all’attenzione anche la situazione di alcune scuole del territorio colme di strutture da risistemare, bagni chiusi o rotti, vetri spaccati e sistemi di raccolta indifferenziata troppo spesso insufficienti e inefficaci. Attraverso gesti simbolici, quanto reali, come il costruire momenti di socialità della comunità del quartiere, l’ideazione di una piccola mostra informativa della storia del parco e della tettoia (organizzata con i giovani presenti nel pomeriggio) e la pulizia del Parco preparativa della festa, il messaggio che si tenta di costruire con le persone è chiaro: essere comunità che partecipa e si cura dei propri ambienti, ma che al contempo richiede e denuncia i mancati interventi e le inadempienze delle istituzioni pubbliche. La mostra racconta come quello spazio colmo di attività informali, sportive, artistiche e culturali si sia trasformato in uno spazio pericoloso e inagibile. Inoltre la tettoia ha sempre avuto la funzione indispensabile in un parco così esposto come i Peccei, di proteggere dalla pioggia o dal sole.
Chi era presente alla festa
All’evento, oltre ai giovani, ai bambini e agli adulti che abitano il quartiere, erano presenti numerose realtà diverse, unita dalla rete NOE, presenti da tempo sul territorio: Gruppo Abele con Educativa di strada e Drop House , Cisv con i partecipanti del progetto di Save the Children dell’Istituto Comprensivo corso Vercelli e dell’Istituto Gabelli, Babelica con Matota, Uniti per Crescere Insieme, Il Passo Social Point e l’Asai. Quest’ultima, rappresentata da un gruppo di Radio Linea 4, ha colto l’occasione per intervistare adulti e giovani e dare voce al territorio per valorizzare le conoscenze di ciascuno, le diversità che attraversano quotidianamente il Parco Peccei. I giochi dell’educativa di strada, uniti alla giocoleria e al circo di Uci, lo spettacolo teatrale di Babelica per avvicinare i bambini alla lettura, le interviste di Asai, e la partecipazione numerosa delle altre realtà e di tutte e tutti i presenti hanno riempito di emozioni, colori e divertimento lo spazio circostante la tettoia che si è riscoperto luogo vitale per costruire nuove forme di socialità e di vita di comunità per crescere individualmente e collettivamente.
La speranza dopo questo bel pomeriggio trascorso all’insegna della partecipazione, collaborazione e del divertimento, è che nelle prossime settimane l’amministrazione comunale si occupi della situazione della tettoia del Parco, non dimenticandosi dei tanti altri luoghi, dentro e fuori le scuole, abbandonati e degradati e rispetto ai quali sono necessari investimenti e interventi di manutenzione strutturali e costanti nel tempo.
Francesco Minsenti